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Sabato, 26 Settembre 2015 00:00

Il defibrillatore chiama il medico Cumis

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«La novità del dispositivo è che il paziente può effettuare la Risonanza»

 

Un defibrillatore per la resincronizzazione cardiaca, compatibile con la risonanza magnetica, è stato impiantato su un paziente affetto da scompenso cardiaco «refrattario alla terapia farmacologica». L'intervento, che rappresenta una novità nella terapia per lo scompenso, è stato effettuato da Antonio Curnis, responsabile laboratorio elettrofisiologia del Dipartimento di Cardiologia dell'Ospedale Civile di Brescia, sede di Cattedra universitaria, diretto dal prof. Livio Dei Cas.
«Un risultato importante, perché permette di migliorare la qualità di vita ad un numero crescente di persone - spiega Curnis -. Solo in Italia, infatti, il 2% della popolazione è affetta da scompenso cardiaco e la percentuale aumenta dopo i settant'anni. Molti pazienti non hanno benefici dalla terapia farmacologica convenzionalmente seguita per la loro patologia ed hanno bisogno di stimolatori elettrici impiantabili che siano in grado di resincronizzare l'attività cardiaca, migliorandone la contrazione e la funzione di pompa attraverso la stimolazione del cuore».
Brescia, da oltre un decennio, vanta risultati importanti nello sviluppo di questa terapia. «Del resto, lo scompenso cardiaco è una malattia complessa, perché il paziente non ha solo un deficit cardiaco - continua Curnis -. A questa patologia, infatti, ne sono correlate molte altre: problemi ai reni, ai polmoni, di pressione arteriosa e con aritmie. Il trattamento non si limita all'impianto del dispositivo, ma ad un costante controllo diagnostico in grado di limitare il numero dei ricoveri e anche, nella peggiore delle ipotesi, il tasso di mortalità». Quale il beneficio dell'intervento eseguito dal dottor Curnis e dalla sua équipe? «Tutti i pazienti impiantati finora non possono eseguire la Risonanza magnetica, uno dei più efficaci ed affidabili strumenti diagnostici. Questo perché, dopo l'impianto, la presenza dei cateteri e del dispositivo è causa di impedimento: il rischio che il campo magnetico induca un riscaldamento elevato della punta dei cateteri, o una impropria attivazione dei dispositivi, fa sì che ad oggi la normativa proibisca tale metodo diagnostico per tutte le persone portatici di stimolatori cardiaci, siano essi pacemaker o defibrillatori. Questo, malgrado la stima indichi in sette persone su dieci il numero di coloro che potrebbe aver bisogno di una Risonanza magnetica pur avendo uno stimolatore cardiaco». La novità nella tecnologia medica consiste nella realizzazione di pacemaker di altissima specializzazione compatibili con la Risonanza. Non solo. «I nuovi defibrillatori trasmettono ogni giorno, attraverso un telefono cellulare dedicato consegnato al paziente alla dimissione, tutti i dati tecnici e clinici del dispositivo: questo permette di controllare il paziente ogni giorno e di prevenire eventi clinici importanti - conclude Curnis -. E, in una fase di restrizioni economiche per tutti, si riducono anche le visite ambulatoriali con beneficio sia per la qualità della vita del paziente sia per i conti del Servizio sanitario».
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Letto 2645 volte Ultima modifica il Sabato, 09 Gennaio 2016 00:50

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