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Martedì, 08 Settembre 2015 00:00

TRATTAMENTO CHIRURGICO E TORACOSCOPICO IBRIDO DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE In evidenza

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Nel mese di Marzo si è svolto a Varese presso l'ospedale di Circolo e fondazione Macchi un congresso dal titolo TRATTAMENTO CHIRURGICO E TORACOSCOPICO IBRIDO DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE nel quale erano presenti il Prof. Cesare Beghi direttore della cardiochirurgia dell'ospedale di Circolo, il Prof Roberto De Ponti Professore associato di Cardiologia università degli studi dell'Insubria, il Prof. Antonio Curnis responsanile di aritmologia dell'ospedale civile di Brescia e il Prof. Muneretto responsabile della cardiochirurgia di Brescia.
All'inizio del congresso oltre alla classica suddivisione dei vari tipi di fibrillazione atriale come sappiamo già tutti in PAROSSISTICA, PERSISTENTE E PERMANENTE si è data importanza al fatto di come la fibrillazione atriale non sia più solo una patologia prevalentemente presente in una popolazione anziana, ma si sta sviluppando sempre più frequentemente anche nei quarantenni che cresce esponenzialmente con l'avanzare dell'età poichè il cuore invecchia e conseguentemente si ha un rimdellamento atriale per decrescere verso i novantanni
Si è visto come nella FIBRILLAZIONE ATRIALE PAROSSISTICA ovvero di breve durata e che tende al ripristino del ritmo sinusale spontaneamente, le responsabili dell'insorgenza di questa aritmia siano le VENE POLMONARI sia SUPERIORE DESTRA CHE SUPERIORE SINISTRA raramente sono quelle inferiori mentre nella FIBRILLAZIONE PERSISTENTE E PERMANENTE ciò che innesca tale aritmia sia il SUBSTRATO ATRIALE che porta ad un rimodellamento e ingrandimento degli atri.
La cardioversione farmacologica prima e la cardioversione elettrica sono le teraie di prima scelta nel ripristino del ritmo sinusale mentre i farmaci antiaritmici, AMIODARONE come farmaco di prima scelta viene utilizzato come terapia nel mantenere il ritmo sinusale.
Se nonostante i farmaci antiaritmici vi fossero delle recidive di fibrillazione atriale ecco che allora l'ablazione transcatetere sembra essere l'unica scelta da provare in prima istanza. DOMANDA::vi siete mai chiesti perchè dopo alcuni giorni dopo l'ablazione transcatetere endocavitaria possono manifestarsi recidive di fibrillazione atriale nonostante che durante terapia ablativa non si siano sviluppati potenziali da poter far pensare all'innesco di fibrillazione atriale ? Le risposte possono essere due: la formazione di edema nella zona ablata oppure il fatto che nel substrato esterno dell'atrio ovvero il PERICARDIO possono essere presenti deI FOCUS ECTOPICI che sviluppano potenziali tali da poter innescare fibrillazione atriale.
Quindi allora che si fa? In entrambi i casi ci sono le risposte: Nel primo caso se si sospetta la presenza di edema si lascia che esso venga riassorbito e se poi si manifesta ancora recidive di fibrillazione atriale si procede ancora all'ablazione andando a bloccare i potenziali attivi. Nel caso in cui non ci fosse formazione di edema ma le recidive di fibrillazione atriale parossistica fossero numerose il sospetto che ci siano foci esterne in grado di attivare l'innesco di fibrillazione atriale nel substrato è un'ipotesi ben documentato.
Da qui l'idea di una collaborazione tra ELETRROFISIOLOGO ( il professor CURNIS ) E CARDIOCHIRURGO (il professor MUNERETTO ) agli spedali di Brescia, Insieme hanno sviluppato un trattamento chirurgico e toracoscopico ibrido della FA. Vi domanderete, perchè IBRIDO ? Risposta: Perchè unisce nello stesso intervento sia un'ABLAZIONE ENDOCAVITARIA effettuata dall' ELETTROFISIOLOGO sia un'ABLAZIONE PERICARDICA effettuata dal CARDIOCHIRURGO IN TORACOSCOPIA.
Questa opzione per il trattamento della fibrillazione atriale può essere effettuato sia per la fibrillazione atriale parossistica in cui le recidive siano davvero numerose sia per le fibrillazioni atriali persistenti e permanenti quando nonostante la terza o quarta ablazione tradizionale sia fallita e può essere una valida alternativa alla MAZE III E IV.
Per la fibrillazione Triale PAROSSISTICA Si effettuano solo tre buchi nel torace del paziente, nel buco centrale si introduce una telecamera per la scopia nel buco superiore e inferiore due introduttori bipolari quindi uno con polo positivo e l'altro con polo negativo per catetere che vanno uno in vena cava superiore e l'altro in vena cava inferiore, si uniscono a formare un tutt'uno e una volta introdotti dei cateteri speciali che raggiungono la zona desiderata da ablare, si crea come un risucchio della parete da ablare che rimane come INTRAPPOLATA come se fosse in una scatola, si emette radiofrequenza a circa 70° e in tal modo facendo scorrere i cateteri si ottiene il completo isolamento sia interno che esterno delle vene polmonari da questo il nome di BOX LESION.
Questa tecnica ablativa può essere utilizzata come abbiamo detto precedentemente ANCHE per la fibrillazione atriale PERSISTENTE E PERMANENTE in entrambi i casi dato che il responsabile maggiore è l'ingrandimento atriale l'ablazione ibrida verrà estesa sia alle vene polmonari sia al substrato atriale.
C'è da dire inoltre che a volte gli inconvenienti possono capitare e anche in questo caso l'ablazione potrebbe non riuscire, in rari casi il grasso a livello posteriore del cuore può rappresentare un problema soprattutto in pazienti obesi poichè il grasso non permette il completo isolamento e quindi l'ablazione può fallire.
L'unica complicazione che è stata segnalata è un'iniziale PERICARDITE poichè quando si va ad ablare il substrato atriale si crea un'infiammazione del pericardio che va curata con antiinfiammatori.

Letto 7916 volte Ultima modifica il Sabato, 09 Gennaio 2016 00:47
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